La “quercia” per antonomasia di Moruzzo è una Farnia, Quercus robur L. per la precisione e l’ordine del Linneo, per noi il Roul, semplicemente, fortemente. La sua famiglia è quella della “Fagacee” , botanicamente si intende, e fa più di cinque metri di circonferenza alla sua base, si eleva per circa 25 metri la sua età un mistero, 200 forse 300 anni, bisognerebbe bucarla per saperlo, è meglio sognare... Fra le querce che adornano i colli dell’anfiteatro morenico lei è quella che preferisce i terreni profondi, umidi, teme solamente il ristagno dell’acqua ai sui piedi … altri suoi parenti come la Roverella se ne stanno in luoghi più “elevati” sulle “riviere” dei colli, al sole, all’asciutto, è una questione di carattere, come per gli uomini dopo tutto.. anche noi abbiamo il nostro “clima”, dentro di noi, io ad esempio amo l’ambiente boreale e vorrei inverni lunghi sei mesi... Lei ha “scelto” un luogo per niente brutto dove passare gli anni della sua vita, lì, in Via dei Prati. Già il nome non è male, la VISTA è magnifica, in primis i Monti, le Alpi Giulie con il regale Monte Canin ed il selvaggio KRN detto anche il “Lavador” degli uomini di pianura, il “Nero”, ci fa sognare le foreste della Slovenia, alle sue basi scorre l’Isonzo i più bel fiume delle Alpi, e poi si vedono le morbide elevazioni delle Prealpi con il loro velluto di boschi, se giri gli occhi verso Ovest ecco le elevazioni delle Carniche, Alpi e Prealpi, sono i luoghi dei grifoni di Forgaria, la Valle del Tagliamento, l’Arzino, il Raut, vede mezzo Friuli con i suoi paesi le sue borgate la campagna, il suo Cielo, tutto a nord, d’Inverno con la NEVE sulle cime due occhi non bastano a guardare... io passo lungo la strada che porta da Moruzzo a Colloredo quasi ogni giorno in tutte le stagioni dell’anno a volte per piacere a volte per lavoro, eppure, nonostante la consuetudine, ogni volta che passo li’ i miei occhi la agganciano per vedere come si presenta, si perché LEI non è mai uguale, ogni volta è una luce diversa, un riflesso nuovo delle sue foglie, una traiettoria dei suoi rami che non avevo notato, una nuvola color malva che la incornicia perfettamente e così via … a volte però non resisto e mi fermo, faccio due passi e vado a salutarla.. Sono anni che guardo avidamente alberi di tutte le forme e dimensioni e cerco quasi rabbiosamente di capire cosa c’è in loro, perché questo intreccio di rami casuale, ingovernabile, rapisce magneticamente i miei pensieri... non lo so, non riesco a rispondere, però posso dire che li’, girando intorno al tronco, guardando il cielo tra i rami e le foglie, annusando l’odore caratteristico del suo legno, dentro di me si scioglie quella tensione emotiva che governa la mia vita e assaporo un senso profondo di ARMONIA. Dario Di Gallo |